Trionfo dell’Ordine Benedettino – Il quadro dimenticato

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Ma come ho fatto a perderlo?

La Basilica di San Pietro di Perugia dove conservato il quadro più grande del mondoIl primo periodo in cui io e mia moglie avevamo il nostro Bed and Breakfast ci accadeva spesso che i nostri ospiti smarrissero o dimenticassero la chiave della stanza, essendo essa di piccole dimensioni. In quel caso il problema si risolse comprando dei portachiavi molto grandi e ingombranti, impossibili da non vedere. Ciò naturalmente vale per le chiavi ma, ho scoperto, che non vale per i dipinti!

Su indicazione della gentilissima Isabella, redattrice di www.luoghimisteriosi.it, giovedì 07 giugno 2012 ho visto la trasmissione Mistero su Italia 1. Era per me potenzialmente interessante perché presentava un servizio sulla mia zona in cui si parlava anche del demonietto di Giotto nella Basilica di San Francesco, argomento da me trattato qualche mese fa nel mio sito.

Colpo di scena! Vedo un quadro enorme, a loro parere il più grande del mondo, conservato nella Basilica di San Pietro di Perugia, distante così poco da me, ma, che non conosco affatto.

Incuriosito prendo l’enciclopedia, i libri di storia dell’arte, vado su wikipedia, risultato: niente. Possibile essersi dimenticati del quadro più grande del mondo?

Dopo aver parlato di Frate Elia ho acquisito una passione per le “dimenticanze” della storia e quindi anche stavolta me ne voglio occupare.

Nella trasmissione la descrizione di quell’opera è fatta dal giornalista Adriano Forgione, che parla di un articolo della rivista Fenix riguardo proprio questa tela, dipinta da Antonio Vassilacchi detto l’Aliense nel 1592. Vediamo uno stralcio del testo:

…sempre opera di questo pittore, c’è un altro quadro, sconosciuto ai più e sbrigativamente liquidato dalle guide turistiche. Rappresenta il Trionfo dell’Ordine dei Benedettini, e raffigura Santi, Papi, Cardinali, Vescovi Abati e fondatori di Ordini correlati quali Camaldolesi, Silvestrini ecc. che contornano San Benedetto da Norcia. Ha la prerogativa di essere la più grande tela del mondo occupando tutta la parte superiore della parete di ingresso interna della chiesa.

Cosa ha di particolare questo quadro da meritare di essere ora citato? Già le innumerevoli figure più grandi del naturale ci fanno immaginare la maestosità del dipinto, ma quello che fa pensare è il fatto che il soggetto fu imposto al pittore e qui lui si prese una rivincita degna di un grandissimo artista e precursore delle moderne tecniche digitali.

Perugia - il quadro più grande del mondo e il suo demone

Chiesa San Pietro Perugia – Trionfo Ordine Benedettino – Antonio Vassilacchi

Il punto migliore per osservarlo è verso l’altare maggiore, ma, se non si sa cosa c’è nascosto, si vedono solo le innumerevoli figure, in realtà tutte queste formano un’immagine che risalta maggiormente nelle foto, più piccola è e meglio si nota.

Se concentriamo l’attenzione su S. Benedetto e su i due squarci di cielo al cui interno si vedono il sole e la luna al posto loro appare una figura inquietante, demoniaca: S. Benedetto è il naso, gli squarci di cielo sono gli occhi, S. Pietro e S. Paolo in alto ai lati estremi sono le orecchie e i due ciuffi centrali sono le corna. In più le figure dei benedettini visti di spalle sono delle formidabili zanne, fortunatamente non ha dipinto la bocca altrimenti sarebbe stato ancora più impressionante.

I colori e le posture dei vari personaggi fanno risaltare ancora di più le linee del personaggio nascosto.

Una volta concentrata l’attenzione su questo non si vede più il quadro originale… (Articolo sulla rivista FENIX di gennaio 2012 di Emanuela Casinini)

Il piatto sembra invitante e non posso esimermi dall’ “assaggiarlo”:

– perché il pittore ha deciso di tirare questo scherzo al proprio committente?

– c’è forse qualcosa che completa l’opera burlona del Vassilacchi che non è stato ancora notato?

Voglio ringraziare da subito Remo Spoletini e Marcello Betti che mi hanno concesso in esclusiva gli scatti della Basilica e padre Martino che mi ha permesso di farli.

Inizio con un aneddoto. Qualche anno fa andava di moda tatuare il proprio nome o una frase che ci contraddistingueva in cinese o giapponese. Naturalmente era quantomeno sconveniente stare antipatici al tatuatore perché non di rado tirava qualche brutto scherzo al malcapitato dal brutto carattere che scopriva l‘inganno di solito troppo tardi:

“…ma tu non avevi un bel tatuaggio?”
“Io?”
“Si quello sul braccio. Dai fammi vedere! Che cosa rappresenta?”
“Ah, niente di speciale, è il mio nome in giapponese”

Beh da oggi sentitevi un po’ meglio, prima di voi qualcun altro è stato vittima di uno scherzo gigantesco ma simile al vostro! Non è stato un cinese o un giapponese, ma un greco: Antonio Vassilacchi detto l’Aliense.

I motivi? Ci stavo ragionando mentre facevo qualche scatto alla Basilica di San Pietro quando ho visto questa riproduzione di un quadro di Raffaello, il cui originale è stato “generosamente donato” ed ora è conservato nella Galleria Borghese di Roma.

Perugia - Pietà Baglioni

San Pietro a Perugia – Pietà Baglioni

A chi è di Perugia questo quadro dice di più di quello che potrebbe dire a chiunque altro, ci ricorda una data, il 1500, ed un nome, Grifonetto Baglioni. Il quadro è stato commissionato da Atalanta Baglioni madre appunto di Grifonetto, le cui sembianze sono state volutamente ritratte in quelle del bellissimo giovane che regge le gambe di Cristo. E’ l’ultimo saluto di una madre al suo ragazzo, morto appena qualche anno prima, appunto il 1500, in una delle più cruente faide familiare del tempo, faida che fu proprio lui ad iniziare. L’episodio è passato alla storia come “Le nozze di sangue” e ne parlo ampiamente in Matrimonio da non perdere e I Baglioni e Raffaello Sanzio che consiglio di leggere per i dettagli.

Perugia - Rocca Paolina

Perugia – Rocca Paolina

Con la data 1500 la signoria Baglionesca, che governava in tutto il comprensorio perugino, iniziò il suo repentino declino e nel giro di qualche decennio tutta la zona tornò sotto l’egida della Stato Pontificio. A definitivo suggello del proprio dominio il Papa Paolo III volle costruire sopra le case di proprietà della famiglia Baglioni, ormai decaduta, una rocca chiamata Rocca Paolina, rimasta poi in piedi fino all’Unità d’Italia.
Il periodo dei Baglioni è contraddistinto da anni di buon governo e di mecenatismo, in cui Perugia ospita i migliori artisti, quali appunto Raffaello, Perugino e Pinturicchio. Anche per questo il passaggio di consegne rappresenta un trauma; il controllo di questa ribaldosa Signoria, diventata di colpo anonima provincia, è più severo e oppressivo che altrove e l’arte è una delle cose che ne fa più le spese.

Può essere plausibile che un artista formatosi alla scuola del Tintoretto e con bottega nella ridente Repubblica Veneziana provasse disagio a sottostare di colpo a dettami così severi e covasse risentimento per quello che credeva una limitazione al suo estro di artista. Da lì a considerare il clero come un demonio ce ne corre; probabilmente i tormenti dalla Controriforma arrivati a Venezia avevano già dato il loro effetto sull’animo del pittore, o ci sono degli episodi specifici che non conosciamo. Conosciamo solo il risultato finale!

Arriviamo quindi al secondo quesito. Visto che questo quadro era così “piccolo” da essere dimenticato come una semplice chiave d’albergo, è possibile che abbia di colpo perso questa sua caratteristica peculiare di confondere chi lo osserva?

Riprendiamo proprio un passo di quell’articolo: …fortunatamente non ha dipinto la bocca altrimenti sarebbe stato ancora più impressionante…

L’idea che l’artista non abbia disegnato la bocca per non essere scoperto dal proprio committente ritorna anche nel servizio di “Mistero”.

Il mio parere?

La bocca non è stata disegnata perché c’era già! Le foto riprodotte fino ad ora si limitavano al solo dipinto. Guardate quella che vi propongo io; mi raccomando meglio se da lontano:

Perugia - il quadro più grande del mondo e il suo demone per intero

La bocca è proprio la porta di ingresso della chiesa! Immaginate che sensazione, posizionati al centro della navata, andare dall’altare maggiore verso l’uscita e, nella penombra, immaginare di essere inghiottiti da un enorme demone.

“Mi scusi sacrestano potrei uscire dalla porta secondaria, grazie!”

Ecco arrivare in mio aiuto la pronta segnalazione di Maria Giuseppina Malfatti Angelantoni che, partecipando ad un convegno a Venezia in qualità di presidente del Comitato Nazionale Association Internationale pour l’Histoire du Verre, ha notato un dipinto capace di competere in dimensioni a quello di Perugia e dal tratto pittorico simile: il “Paradiso” del Tintoretto a Palazzo Ducale in Piazza San Marco.

Paradiso - Tintoretto a Palazzo Ducale in Piazza San Marco

Tintoretto – Paradiso – Palazzo Ducale Venezia

Che possa essere un’altra freccia al mio arco?
Leggendo le recensioni di Marino Siciliano nel libro “L’Abbazia e la Basilica di San Pietro in Perugia”, noto che Vasillacchi prima di diventare allievo di Tintoretto fu allontanato dalla scuola di Paolo Veronese poiché il suo vecchio maestro era diventato geloso di quell’avversario troppo ingombrante. L’Aliense sarà quindi di nuovo inciampato nel suo desiderio di competere e se possibile di superare il settantenne Tintoretto?

Per massima coincidenza le due opere sono proprio dipinte nello stesso arco temporale!

“Al mio maestro hanno assegnato il lavoro nella Sala del Maggior Consiglio della nostra bella Repubblica e a me una serie di dipinti in una chiesa qualsiasi dello Stato Pontificio? Bene! Se lui dipingerà “l’ascensione al Paradiso” io farò “l’ingresso nell’Inferno” e vediamo chi la spunta!”

Caro Antonio, la gara d’andata, nel XVI secolo, l’ha vinto Tintoretto, ma nel XXI ti sei preso una rivincita degna di un genio!

A parte gli scherzi da “greci”, il consiglio è di “dimenticarvi” il demone e di visitare la chiesa di San Pietro di Perugia che è, a mio parere, tra le più belle che io abbia mai visto e devo dire che da noi di chiese ce ne sono tante!

Perugia - Particolari quadro di Antonio VassilacchiPerugia - Particolari quadro di Antonio VassilacchiPerugia - Particolari quadro di Antonio Vassilacchi

Chi entra per la prima volta non può non restare a bocca aperta e i dipinti di Vassilacchi sono di squisita fattura con o senza misteri, provare per credere.

Riguardo l'autore

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Ingegnere impegnato da anni nel campo dell’automazione industriale. Ama il suo lavoro ma al contempo è affascinato anche da: storia, tradizione e misteri della sua terra, l’Umbria. Collabora con alcune riviste e quotidiani e ha la profonda convinzione che il migliore investimento per il futuro sia la cultura, settore in cui l’Italia, per quanti sforzi possa fare, non sarà mai seconda a nessuno.

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