Il malocchio e la stregoneria visti con gli occhi del popolo assisano d’inizio ’900

Categorie: Armenzano, Assisi

Streghe e malocchio - tradizione popolare

Credete alle streghe? E al malocchio? Ecco per voi un prontuario datato inizio secolo scorso da consultare per ogni evenienza.

I nostri antenati, soprattutto quelli appartenenti a ceti sociali più bassi e con un ridotto livello d’istruzione, trattavano con particolare cura l’argomento streghe, che suscitava in tutti un timore atavico. Per la gente questi demoni erano persone che di notte si trasformavano e, tra mille malefatte, andavano a succhiare sangue ai più deboli, specie ai bambini. Tante erano, perciò, le precauzioni per non rischiare cattivi incontri. Siccome le streghe potevano assumere tutte le sembianze che desideravano e riuscivano perciò ad insinuarsi ovunque, nacque la tradizione di non ritirare i vestitini dei lattanti dopo il suono dell’Avemaria, né di uccidere in casa insetti come farfalle, ragni, o lucciole; fare del male a questi demoni, infatti, causava sventure. Che cosa usare dunque per tenere lontane queste entità indesiderate? Facile, basta un ferro di cavallo, meglio se donato o rubato, da riporre dietro le porte delle stalle o di casa, preferibilmente legato con un fiocco rosso.
Le «fatture» delle streghe erano temutissime, perché potevano condurre alla morte.

“Quasi tutti i contadini credono nel malocchio, ed alcune persone sono conosciute come «fattucchiere»: capaci cioè, di causare la morte o malattie personali e animali. Contro le «fatture» delle «fattucchiere», è indispensabile l’intervento degli «strologhi», che, con riti strani e formule magiche, riescono spesso a far guarire i colpiti.
Il malocchio: condizione di «sfasatura» fisica o psichica provata in sé o immaginata da qualcuno in altri; è equivalente, spesso, ad una forma di ipocondria oppure di forte deperimento organico. Ad ogni modo per il presunto malcapitato, che resta «innugginito» c’è una cura specifica: «Si prende un piattino con un poco di acqua; il piattino viene posto sopra la bestia, o la persona o cosa – si può però fare l’operazione anche a distanza! – e vi si gettano tre gocce d’olio facendovi sopra tre volte il segno della croce (qualche stregone, o addetto alle magie, si segna lui pure). Se le gocce restano unite e sane, significa che il malocchio non si ha; se invece le gocce di olio si sparpagliano in più goccioline, allora è necessario ricorrere a persona «più abile» che viene quasi sempre ricompensata».” (1)

Gli strani riti degli astrologhi (o strolichi) di allora sembrano assomigliare a quelli che si vedono nei film, questa testimonianza diretta, ad esempio, lo dimostra:

“…mise alcuni miei panni (indumenti) dentro un caldaio, accese il fuoco, vi pose sopra il caldaio e cominciò a rimescolare il contenuto con un bastone: man mano che bruciavano i panni, bruciava anche la strega che mi succhiava il sangue; naturalmente quella bruciava di rabbia e dì dolore, perché da allora in poi non avrebbe più potuto farmi del male.” (2)

Streghe - tradizione popolare

Anche l’invidia è una forma di «fattura» detto in genere «malocchio patito» e anche per questa «patologia» c’è una cura: si riempie un piatto d’acqua e vi si mette del sale.

“La persona chiamata a togliere l’invidia pronuncia la formula: «Chi ti ha invidiato non ti ha mangiato, e non ti mangerà: Gesù e Maria ti aiuterà». Nel pronunciare la formula si fanno cadere sul piatto tre gocce d’olio prese da una lucerna accesa. L’acqua infine serve per segnare l’invidiato con un segno di croce; quanto resta nel piatto, o tazza, servirà poi per gettare agli angoli di casa, in segni di croce.” (1)

Un altro modo di togliere il malocchio è usare la terra «dei tre padroni» o «dei tre crocicchi»: si raccoglie della terra da tre incroci stradali e, depositata in un sacchetto, si appende al collo dell’interessato o si strofina sull’oggetto da purificare. Siete un cacciatore di provata bravura ma non avete ancora preso niente? Siete sicuramente sotto un cattivo influsso. Sfregate la canna del vostro fucile con questo prodotto miracoloso e vedrete che risultato! La pratica del sacchetto di terra era utilizzata anche sui neonati come metodo precauzionale contro l’invidia, insieme alla tradizione di mettere loro addosso qualcosa di rosso: un filo intorno al collo, un fiocchetto tra i capelli, o un braccialetto d’oro e coralli rossi. I bambini nella loro culla dovevano frequentemente convivere anche con amuleti di peli di tasso o «brevicelli», cioè cuori di stoffa contenti devozioni di vario genere; con i propri figli la prudenza non è mai troppa.
C’è un metodo per riconoscere se qualcuno, che guarda caso di solito è donna, ti ha fatto un malocchio?
Radunandosi la domenica a Messa, si mettono nel contenitore dell’acqua benedetta due aghi in croce; dopo aver immerso le dita, se la persona è una strega non riuscirà a ritrovare la porta per uscire finché gli aghi restano nel contenitore dell’acqua. Altri metodi?

“…chi teme di avere l’«occhiaccio» (il malocchio), e desidera individuare la persona che gliel’ha fatto, deve portare in chiesa, la domenica, durante la messa, quando tutti gli abitanti del paese vi sono radunati, una «cavicchia», cioè quell’asta di ferro che serve a frenare l’aratro, e infilarla in un buco qualsiasi di una parete interna della chiesa. All’ora dell’uscita, la persona che ha fatto il malocchio rimane a girovagare per la chiesa, poiché una forza superiore le impedisce di uscire.” (2)

Fantasmi - tradizione popolare

E se invece fossi tu a voler fare un sortilegio a qualcuno? Prendi

“tre capelli tolti ad una persona cui si volesse recare del male, serviranno per legare un rospo che verrà posto dentro una pigna posta in luogo dove la persona da maleficare, passa spesso. Man mano che il rospo si sfinisce, anche la persona deperisce. Il ricorso alla fattucchiera o stregone, dà modo di eliminare il maleficio o influsso presunto.” (1)

Parlando in ultimo di fantasmi, nel caso si avvertissero “voci” o altri suoni vaghi in casa, potrebbe trattarsi di persone morte vissute lì prima di noi, che ritornate dall’oltretomba, gemono e si lamentano. Per far riacquistare loro la pace eterna, così che possano poi lasciare in pace noi, si fanno celebrare delle messe particolari, dette «profonde», in loro suffragio. Le messe «profonde» sono il modo di chetare anche quei defunti che appaiano in sogno particolarmente inquieti, o per i morti la cui presenza sulla terra sia in qualche modo avvertibile.
Si sconsiglia la sperimentazione dei metodi qui proposti, ricordando che in tv o su internet se ne trovano di migliori e di più adatti all’epoca e alla situazione; ciò che non manca oggi sono proprio gli “esperti” in questo settore. State tranquilli, siete in buone mani!

(1) Vittorio Falcinelli, “Per ville e castelli di Assisi”
(2) Maria Pia Gubbini, “Le tradizioni popolari…nella frazione di Armenzano”

pubblicato su: Terrenostre (Novembre 2014)

Riguardo l'autore

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Ingegnere impegnato da anni nel campo dell’automazione industriale. Ama il suo lavoro ma al contempo è affascinato anche da: storia, tradizione e misteri della sua terra, l’Umbria. Collabora con alcune riviste e quotidiani e ha la profonda convinzione che il migliore investimento per il futuro sia la cultura, settore in cui l’Italia, per quanti sforzi possa fare, non sarà mai seconda a nessuno.

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