“Hai le camere, ad Armenzano? Chi arriva fin lì? E’ isolato da tutto!” fu la caustica sentenza di un conoscente nell’anno inaugurale della nostra attività ricettiva. In quell’occasione io, frastornato da cotanta frase, andai a scartabellare qualche libro che parlasse della vocazione economica del posto, per cercare qualche conforto. Leggiamo insieme ciò che ho trovato:
…il segno comunque più evidente del graduale e voluto abbandono è dato dalla completa mancanza di servizi commerciali e di qualsiasi attrezzatura per il tempo libero.
La realtà ambientale presente non si presta ad un’utilizzazione agricola in quanto nessuno dei fattori elencati è tale da consentire un futuro profitto con tale attività.
L’unica possibilità di utilizzare razionalmente le risorse presenti è ancora la pratica dell’allevamento pastorizio…ed è la pastorizia l’unico indirizzo economico a cui, i cinque fattori analizzati, rispondono positivamente.
In definitiva da quanto suggerito questo dovrebbe essere il nuovo ruolo del nucleo: pastorizia (ovini, bovini, suini), lavorazione di insaccati, produzione di lana semilavorata, lavorazione del latte e produzione di latticini e formaggi tipici.
Oltre a ciò la zona potrebbe offrire la possibilità di altre attività minori comunque altrettanto importanti; innanzitutto la sostituzione di alberi forestali con quelli da frutto come noccioli e mandorli, piante che si adattano ottimamente alle caratteristiche della zona ed inoltre forniscono un legname oggi molto pregiato… (Menichelli, Claudio (1979) Un centro storico minore Armenzano)
Nulla di fatto, di vocazione per le attività turistiche o agrituristiche niente di niente, ma magari è un’eccezione, consultiamo un altro testo:
…riassunti così i termini più significativi della situazione e viste le condizioni dell’ambiente, non sembra che il Monte Subasio possa offrire possibilità per alimentare correnti turistiche anche locali di dimensioni tali da creare una fonte di reddito autonomo.
La soluzione pertanto più idonea sembra sia quella di un paesaggio da non modificare con nessuna opera che ne alteri l’attuale funzione di immenso scenario alla città di Assisi ed al centro di Spello.
D’altro canto Assisi dispone già di una attrezzatura ricettiva consistente.
Si tratta come é facile desumere di un insieme ricettivo sufficiente ad assicurare ad Assisi il ruolo di centro turistico…
…poi, visto che non sembrava abbastanza, aggiunge che eventuali strutture avrebbero dovuto far fronte a notevoli problemi inerenti alla disponibilità di acqua, ai vincoli paesaggistici, alla rete viaria. (Battistella, Renzo (1967) Il Subasio: paesaggio, ambiente, economia)
Pensa un po’, tutti sostengono che leggere fa bene, ma in quel caso non fece sicuramente bene al morale. Poi i fatti hanno, in parte, confutato quell’idea negativa iniziale. Rimane pur sempre vero che la maggioranza dei turisti che frequenta la nostra zona sceglie alloggi vicino ad Assisi, ma alcuni esigono posti tranquilli e immersi nella natura come è appunto il nostro. Di recente ci è addirittura capitato che, proponendo un alloggio presso altre strutture a noi conosciute, magari perché la nostra era chiusa o con ospiti già prenotati, l’invito fosse cortesemente declinato. Questi sono i casi in cui avremmo voluto con noi al telefono quel nostro conoscente dalla lingua sciolta!
Mi piace sempre divagare, accantonando ancora una volta la mia avventura nella storia. Sono rimasto al momento in cui Armenzano inizia a far parte del Regno d’Italia. Eccomi di nuovo ad osservare la nostra laboriosa campagna. La Nazione è ora unita politicamente, ma sul fronte sociali poco mi sembra cambiato tra Papa e Re. Per Agostino, un mezzadro di un podere poco fuori del paese, sopra a tutto e tutti c’è sempre e comunque il padrone. Un padrone che prende due terzi dei prodotti della terra, mentre solo un terzo spetta a lui, e in più ci sono una serie di obblighi da rispettare:
andare a ritirare la posta, fare il bucato, spaccare la legna per il fabbisogno esclusivo della famiglia padronale, eseguire senza retribuzione alcune giornate straordinarie per lavori di sistemazione fondiaria, a fronte di una assoluta libertà di disdetta del padrone. Il seme, poi, di qualunque natura, era a carico completo del colono. L’uva andava due parti al mezzadro e tre al padrone, al quale spettava anche il diritto di scelta, le olive si dividevano al 5, ossia tre parti per il padrone e due per il colono. Al colono spettava pagare una terza o una quarta parte dell’imposta sul fondo, e doveva pagare il frutto dei denari che il padrone sborsava per l ’acquisto dei buoi necessari per il lavoro. Le spese di acquisto di qualunque attrezzo da lavoro e la manutenzione degli stessi era a totale carico del colono. (Bogliari, Francesco (1979) Il movimento contadino in Umbria dal 1900 al fascismo)
Poi c’erano le regalie, come quella di portare due paia di capponi per Natale, due paia di galline per Carnevale, quaranta uova per Pasqua, almeno due paia di pollastri in Agosto, uva fresca e secca, chi aveva animali da latte, in tempo di formaggio due volte la settimana la ricotta, l’erbetta di campo e chi aveva il permesso di coltivare l’orto, ogni settimana doveva portare gli ortaggi. (Piccolo, Cosimo (2007) La magia dell’aia: scene di vita contadina)
Per Agostino e per la quasi totalità dei cittadini di Armenzano nulla si è modificato nel passaggio al Regno Sabaudo; per la famiglia di lui, ma anche per molte altre come la sua, la vita è un continuo stato di soggezione, di fatica e di debiti, al punto che non ha cibo sufficiente neanche per i suoi bambini.
Le madri allattano i propri figli per 15-20 mesi, ma nelle campagne umbre la metà dei fanciulli muore prima dei 7 anni. La pellagra, assai diffusa in quegli anni in Umbria era una conseguenza diretta del mal vivere dei contadini. Tale malattia, definita malattia della povertà, infieriva laddove, insieme alle più disagiate condizioni economiche, le abitazioni erano in pessimo stato, dove la qualità dell’acqua era più scadente e la quantità più scarsa, dove insufficiente ed inadeguata era l’alimentazione. (Agostini, Cesare (1904) La pellagra nell’Umbria dal 1854 al 1904)
Giuseppe, uno dei suoi figli, è il terzo anno che frequenta la scuola. E’ un bambino portato per l’apprendimento e studiare gli piace, anche se sa che questo è l’ultimo anno per lui; per proseguire il ciclo di istruzione bisogna arrivare ad Assisi e la sua famiglia non ne ha le possibilità. Si ricorda la frase che pronuncia sempre il padrone: “Ai figli dei contadini non serve andare a scuola. Per far bene il lavoro dei campi non serve saper leggere e scrivere!”. Purtroppo anche i suoi genitori ritengono la scuola una perdita di tempo e lo stimolano a lasciar perdere la lettura e prediligere la zappa e la vanga: “La scuola non è affar per te ma solo per i figli dei padroni.” Al ragazzo non importa poi molto di come accadrà a finire, ha una corporatura robusta e la fatica non lo spaventa, vuole solo godersi a pieno quest’ultimo anno di «libertà».
Di solito il bambino quando si recava a scuola era munito di un quaderno a righe e uno a quadretti, una piccola asta di legno o canna in cui veniva infilato il pennino. Il tutto veniva messo in una borsetta di stoffa chiusa con bottoni che i maschietti portavano a tracolla e le bambine a mano. I più poveri chiudevano i libri, quando li avevano, il che era molto raro, con due tavolette (piatti) di legno legati con due cinghie. (Piccolo, Cosimo (2007) La magia dell’aia: scene di vita contadina)
A Giuseppe è andata bene perché può usare i libri di suo fratello maggiore, al contrario di altri suoi amici non ne hanno affatto. I banchi della sua scuola sono a quattro posti, ognuno muniti di foro come sede per il calamaio. Il bambino appena entrato si guarda un po’ in giro, poi avanza deciso verso il primo banco, proprio davanti alla cattedra della maestra, un posto all’apparenza non dei più invidiabili.
A quei tempi a scuola l’insegnante incuteva molto timore, e per mantenere l’ordine e farsi rispettare non si risparmiava di usare la bacchetta di legno, che faceva parte dell’arredo della cattedra. Chi si presentava a scuola in ritardo, sporco e in disordine, chi non faceva i compiti e scarabocchiava sui libri, sapeva cosa lo aspettava: bacchettate sulle mani. (Piccolo, Cosimo (2007) La magia dell’aia: scene di vita contadina)
E’ inverno, la neve ha imbiancato tutti i monti e l’aria è pungente, in aula è molto freddo e i bambini hanno le orecchie e le mani congelate. Giuseppe è invidioso della maestra che ha uno scaldino di creta colorato con un manico su cui si possono appoggiare le mani, la signora della casa in cui è collocata l’aula tutte le mattine glielo fa trovare pieno di bella brace. A lui è andata bene anche in questo frangente, perché stare al primo banco vuol dire agevolarsi, anche se in piccola misura, del calore proveniente da quel recipiente.
Il tempo passa e ormai siamo in pieno Novecento. Per me è un’ottima occasione per focalizzare l’attenzione sulla vita quotidiana di questa piccola comunità, con l’obbiettivo di scoprire le abitudini, gli usi e i costumi dei nostri bisnonni e trisavoli. E’ affascinante accorgersi delle enormi differenze con il mondo odierno, cogliendo i tanti cambiati avvenuti solo nell’ultimo secolo. In questa nuova esperienza mi potrò sentire come un esploratore che visita una comunità sconosciuta di qualche isolato sito africano. Enfatizzerò volutamente gli aspetti più particolare, e ce ne saranno alcuni che, con la mentalità moderna, potremmo definire addirittura bislacchi.
Cosa mi serve per iniziare l’ennesima avventura? Devo riuscire a farmi capire dai miei nuovi compaesani e devo capire loro. Mi è indispensabile imparare la loro lingua: il dialetto di Armenzano. Essendo una comunità isolata con una estrazione prettamente agricola, qui la lingua italiana ha difficoltà ad affermarsi e il gergo dialettale è sicuramente più radicato che altrove.
Il dialetto è la lingua del popolo, la lingua comune, quella che gli antichi greci chiamavano «koinè dialectos» e che agli albori della lingua italiana viene più semplicemente indicata col nome di volgare, dal latino «vulgus» che significa popolo. Dante Alighieri nel suo «De vulgari eloquentia» esalta la nobiltà e la forza descrittiva degli idiomi volgari della penisola:
…diciamo che per lingua volgare intendiamo quella cui i bambini vengono abituati da chi sta loro accanto quando per la prima volta cominciano ad articolare distintamente le parole. Ma è anche possibile definire più brevemente e affermare che la lingua volgare è quella che, senza bisogno di alcuna regola, si apprende imitando la nutrice. Abbiamo poi anche, oltre a questa, una seconda lingua che fu chiamata dai Romani «gramatica». Questa seconda lingua è posseduta anche dai Greci e da altri popoli, ma non da tutti. Poche sono d’altronde le persone che giungono alla padronanza di essa, perché non si apprendono le sue regole e non ci si istruisce in essa se non col tempo e con l’assiduità dello studio.
La più nobile di queste due lingue è il volgare, sia perché fu la prima a essere usata dal genere umano, sia perché tutto il mondo ne fruisce (pur nelle diversità di pronuncia e di vocabolario che la dividono), sia perché ci è naturale, mentre l’altra è piuttosto artificiale. (Alighieri, Dante (1986) Opere minori di Dante Alighieri, vol. II)
Vediamo allora parte dei termini che compongono la «nobile» lingua di Armenzano e dei territorio montano del comune di Assisi di inizio secolo: (i termini sono estrapolati da quelli presenti nel testo: Falcinelli, Vittorio (1972) Per ville e castelli di Assisi)
Nomi riferiti al corpo umano:
ano | buco del culo |
ascella | sottobraccio |
braccia-o | braccio-cee |
capelli | capije |
cervello | cerviello |
cuore | còre |
dente | diente, dienti(pl.) |
dente molare | diente macellaro |
dito | déto, déta |
fegato | fédeco |
gengiva | gingìa |
gelone | gilune |
ginocchio | ginocchie |
gomito | gòto |
intestino | budelle |
lingua | léngua |
mano-i | le mane |
mascella | ganassa |
mento | barba |
muco del naso | moccio |
occhio-i | j occhie |
orecchio | récchia |
pancia | trippa |
piede | pieda (pl.) |
pollice | déto grosso |
pugno | cazzòtto |
schiuma | schiuma, bava |
sedere (nome) | culo |
solletico | (grìccie) rùsteco |
spina dorsale | filo de la schina |
stomaco | stomco |
unghia | ugno |
voce | boce |
voglia | voja |
Nomi di persona:
Amalia | Malia |
Andrea | ‘ndrea |
Angelo | Angelino |
Anna | Annetta |
Antonio | ‘ntogno |
Armando | Armando e Mandino |
Ausilia | Cilla |
Biagio | Biacio |
Francesco | Checco |
Domenico | Menco |
Giovanni | Giuanne e Nino |
Giulio | Giujo |
Giuseppe | Peppe,Peppone,Peppino,Peppetta |
Luigi | Gigi, Gigetto |
Marzio | Marzino |
Rosa | Rosa e Rosina |
Sante | Santino |
Parole riferite ai mestieri:
becchino | beccamorto |
chirurgo | professore |
cuocere | còcere, tu còci, no’ còcémo |
fornaio | fornaro |
guercio | cieco |
medico | dottore |
mugnaio | mulinaio |
ostetrica | mammana |
pollaio | pollaro |
rammendare | arconcià |
scuola | scòla |
seppellire | sotterrare |
tagliare il bosco | taja ‘l bosco |
tingere | tigne’: io tégno, no’ tégnomo, lore tegnémo |
Malattie:
appendicite | pendicite |
indigestione | imbarazzo |
orecchioni | ricchiune |
paralisi | paradese o paralese |
reumatismo | rumatismo o romatisico |
tosse | tòssa |
tossire | tossi’: tòssóno, tossènno |
ulcera | lucciola |
Termini riferiti a persone:
a me, a te | ta me, ta te |
abortire involontariamente | sconta’ male/aburti’ |
abortire volontariamente | butta’ giù (aburti’) |
amici miei | amice mia |
ammogliarsi | ammojasse, pija’ moje |
avaro | arsìnneco |
bigotto | bizzòco |
compagno | compagno, compagne(pl.) |
credulone | credenzone |
donna immorale | donnaccia e mignotta |
donna incinta | gravda |
essi, loro | lòre |
fanciullo fino ad anni 13 | fijo, muie (pl.) |
famiglia | famija |
femmina | femmina |
fidanzato e fidanzata | ragazzo e ragazza |
figlia e figlio | fija, fijo |
fratelli e sorelle miei | fratelli e sorelle mia |
genero | fijastro |
lui, lei | lu’, lia |
maritarsi | pija’ marito |
nessuno | nissuno |
noi, a noi | n’, ta no’ |
nonno, nonna | babbino, nonno;mammina, nonna |
nuora | fijastra |
adolescente | ragazzo |
papà | papà e babbo |
papà mio, tuo, suo | papà mia, tua, sua |
parte che subisce l’adulterio | cornuto |
partorire | parturi’ |
signore | sor |
signorina | ragazza |
suocero-a | sòceri, patrégno, matrégna |
turba, folla | stormo |
voi, a voi | vo’, ta vu’ |
Parole riferiti a indumenti:
blusetta | polacca |
calze per bambini | calzettini, calzette |
calze per uomo | pedalini |
calzoni | i calzone |
copripiedi da letto | guancialone |
cuscino | guanciale |
fazzoletto naso | fazzolettino |
fazzoletto testa | fazzoletto |
federa | fodretta |
giacca | corpetto |
gilet | sottocorpetto |
gonna | vesta |
lenzuola | lenzòle |
mantello | mantella |
mutande | mutanne |
soprabito | spolverìno |
sottabito | sottabbto |
zoccoli | ciocchi |
tasca | saccoccia |
Parole che indicano il tempo:
anno scorso | anno |
avanti ieri | l’altro iere (o pussiere) |
di sera (notte) | bujo o scuro |
domani sera | domanassera |
dopodomani | doppodomane |
è tardi | è tarde |
gennaio | gennaro |
l’anno venturo | ‘n altranno |
lunedì | luneddì |
martedì | marteddì |
mercoledì | mercoldì |
giovedì | gioveddì |
venerdì | venardì |
sabato | sabbeto |
domenica | domenneca |
oggi, stamattina | vuogge, stamatina |
quando | quanno |
quest’anno | stanno |
settimana | sittimana |
Condizioni meteo:
grandinare | granuschia’ |
luna piena | pien de luna |
nevicare | nénguere: nengue, nengueva |
tempo | tiempo |
tuono | trono, trona’ |
vento | viento |
Per indicare un luogo:
davanti | davante o dinanze |
destro | mandritto |
dietro | drieto |
fuori | fòra |
in nessun posto | vèlle |
luogo | lògo, puosto |
sinistro | mancino |
solatio | assolativo, a man de sole |
Parole riferiti al lavoro della campagna:
barcone di grano | barcone o metone |
briglia | breja |
capezza | cavezza |
capitagna | capezzagna |
carratura del grano | arduna’ ‘l grano o ardunatura |
carriola | carretta e cariola |
carriolo | cariolo |
cimale della botte | boccaio |
colonnina | puntone |
falce | le falce, falcetta |
ferro | fierro |
forbice | forbece |
lettiera per le bestie | pajaccio |
mungere | mugne’; mugnémo, mùgnono |
orto | i orte, uorto |
paglia | paja |
piccolo pagliaio di pula e pagliuzze | pulajolo |
porcilaia | stalle (o boxe) del majale |
prace di terra | pracione |
rastrello con pighi di ferro | rastellone |
rastrello piccolo | rastelletto |
ruota | ròta |
sella | sella o bardella |
sterco e paglia di bue | merdaccio |
strigliare | streja’ |
telaio | telaro |
torchio | torchio o stregnitoio |
truogolo | trocco e bregno |
vendemmia | vendegna e vendemmia |
vomere | gumèra |
Oggetti che si trovano in casa:
aiola del focolare | ajola |
ago | aco |
armadio | credenzone o credenza (da cucina) |
bacile mani | bacile o concarella |
baule | baùlle |
bomboniera | bomboliera |
bucato | bucata |
cassettone | canterano |
camera da letto | stanzia |
cenere | cegnere |
coltello | curtiello |
culla | cuna |
fiammifero | fulminante |
fuoco | fòco |
grembiule | zinale |
lanterna | lanterna |
lanternone | linterna |
letto | liétto |
madia | mattra |
mastello | mastella |
mestolo | ramajolo |
orologio | rologio |
paiolo | callaio |
pavimento | piangito |
piatto cupo piano | piatto da maccarone |
piatto grande | piatto da maccarone |
porta di casa | porta |
radio | aradio |
recipiente per alimenti liquidi | tarina |
salvadanaio | ‘ntanajola |
sciacquaio | versatojo |
seggiolone pei bambini | sedione |
soffitta | suffitta o solaio |
specchio | spiecchio |
specchio con cassetto | toletta |
tavolo | tavla |
tegame per minestra | pignatta |
tegame per sugo | stufarola |
tovagliolo | salvietta |
tubo per soffiare sul fuoco da ardere | soffietto |
vaso da notte | urinale |
Altre termini legate alla vita quotidiana:
addio! | arivedecce! |
aeroplano | rioplano |
alto prezzo | costa troppo |
arroganza | ghigna |
autocarro | cambio |
automobile | otomobble |
avvelenato | attoscato |
colore-i | i colore |
corriera, pulman | postale |
cuoio | còio |
dieci | diece |
meglio, i migliori | mejo, i mejo |
miele | mèle |
mollica | mujca |
mortadella | morcatella |
negozio | bottega |
non vale niente! | nun vale ‘n bòcco |
olio | ojo |
ombra | murigge |
pergola | pergla |
pluviale | previale |
prosciutto | preciutto |
rosso | rosso |
ubriacatura | sborgna, ciucca |
sentiero | stradéllo |
soldi | solde |
trottola | biribisse |
un bel po’, molto | bompo’ |
vetro | vietro |
visita di condoglianze | fare coraggio |
Soggetti legati al mondo religione:
angelo | angilo; j angie |
cimitero | cimitero, camposanto |
comunione | com(u)nione |
cresima | cres(i)ma |
epifania | Befanìa |
diavolo | diavolo, diàvie (pl.) |
matrimonio | sposalizio |
monaca-che | moneche, mònneche |
non bestemmiare | nun bastigna’ |
parroco | prete o paroco |
processione | prucissione |
quaresima | quaresema |
scuola di catechesi | duttrina |
tomba in terra | buca sottoterra |
tomba colombaro | colombaro |
veste nera del prete | vesta nera |
fare il funerale | fare l’accompagno |
Parole riferite ad animali:
ala-i | lala, le lale(pl.) |
agnello | pècure, agnèje e pequrèje(pl.) |
anitra | annetra |
bue, buoi | bòve, i bòva |
chioccia che non cova più | scovata |
coniglio | cunello, cunijo |
corno-i | i corne |
gallina | gajne (pl.) |
gallina che non produce uova | sfetata |
intestini del pollo | rigaje |
lombrico | bisciolone |
lucciola | luccela |
merlo e merla | mierlo |
moscerino | moscjelino |
pipistrello | nuottela |
polli | puje |
poppa | poccìa |
pulcino | pulcinello |
ramarro | racanaccio |
rospo | ciambotta |
sanguinaccio | sanguenaccio |
sanguisuga | mignatta |
scornata di bue | scornata |
tacchino | billo o bricco |
tafano | moscone |
talpa | sorcione |
topo di casa | sorce |
verme | vèrmene |
verso del vitello o vacca | muja’ |
volpe | golpe |
Termini riferiti alla natura:
aglio | ajo |
albicocco | bricocco |
alloro | ‘nnavro |
assenzio | lo scènzo |
barbabietola | bietla |
broccolo | brocquolo |
castagne secche | mosciarelle |
cerasa, ciliegio | cerasa |
fagioli | àcene |
fiammata | fiarata |
fiore | i fiore |
ghiaccio, ghiacciolo | gelato, candéle |
ghianda | janna |
gramigna | gramaccìa |
malva | malma |
nido | cova |
patate | bocce e patate |
peperone | peperune |
pesco e pésca | pèrsico |
pigna | pignètta |
prato | prato e sodo |
prezzemolo | erbetta |
pungitopo | piccasorce |
quercia | cerqua |
radice | réca, réche |
rapa | rape |
rosmarino | tres(i)marino |
semola | sémbla |
spicchio | pacchetta (o sbecca d’ajo) |
spina vegetale (rovo, cardo, ecc.) | picchi |
sterpi | strippe |
trifoglio | trafojo |
uovo | ovo |
uva | ua |
valanga | lama |
zucca | ciucca |
Verbi:
aggiungere | aggiùgnere: io aggiugnerìo |
andare | gire via; io ce giétte, tu giste, loro gíerrono |
andare di corpo | fare un bisogno |
bruciare | bruciare: no’ brugiàmo, lore brùciono; bruciare: io bru(s)cio, no’ bru(s)ciamo |
capire | capire, no’ capiscemo |
cavare, togliere | caccia’ |
credere | credere, no’ credémo, io credirìo, crèso |
dire | tu dichi, no’ dicémo, vo’ dicéte, lore dicènno |
dormire | no’ dormìmo, io dormirìa, lore dormir(e)bbero, lore dormerono |
egli venne da me | lu vinne da me |
senti freddo o caldo? | sente freddo o callo? |
inventare | ’nventa’ |
morire | muri’, io mòrgo, tu mòrghi, vo’ moréte, lore mòrono |
nascondere | nasconde’, ‘ntanasse; io nasconno, lore nascònnono |
pagare | paghènno, paga’ |
partire | gire: no’ gimo, io givo |
piangere | piagne’, lore piàgnono |
potere | pote’ |
ricordare | arcordà |
rispondere | risponne’; no’ risponnémo |
scrivendo | scrivenno |
strillare | fare strisi |
stringere | strégnere: no’ stregnimo |
tenere | tene’, tu tenghi, no’ tenemo |
ungere | ògnere |
vivere | campa’, lore camp(o)no |
vivere a lungo | anticare |
volere | no’ voliamo o volémo |
Coniugazioni:
avere | |
indic. presente | no’ avémo, lore hònno / nualtre c’hémo, vualtre c’aéte, lore c’honno |
imperfetto | io évo, tu évi, lu’ éva, no’ aviamo, vo’ aviate, lore év(o)no |
essere | |
indic. presente | no’ sémo, vo’ séte, lore sònno |
imperfetto | no’ eriamo, vo’ eriàte, lore èr(o)no |
passato remoto | io fu’, tu fuste, lu’ fu, no’ fummo, vo’ fuste, lore fur(o)no |
congiuntivo | che io fusse, tu fusse, lu’ fusse, no’ fùssimo, vo’ fuste, lore fùssero |
passare (o altro verbo in-are) | |
indic. presente | no’ passàmo, lore pàssono |
passato remoto | io passètte, tu passaste, lu’ passo’, no’ passàssemo, vo’ passàssevo, lore passorro |
vedere (o altro verbo in-ere) | |
indic. presente | io vegghi, no’ vidimo, lore véggheno |
passato remoto | io vidìo, tu vidìe, lu’vidìa, no’ vidiàmo, vo’ vidiate, lore vidìeno |
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